Come nascono le mie opere – “I miei gioielli”
Molti artisti pubblicano solo le immagini delle loro opere, invece io preferisco accompagnarle anche con delle spiegazioni piú approfondite.
Se é vero che un’immagine può valere piú di mille parole, è anche vero che in alcune circostanze è importante raccontare cosa c’è dietro: nel mio caso, ad esempio, in cui arte e disabilità sono collegate.
Il concetto di disabilità che voglio esprimere penso venga valorizzato dalla spiegazione di come è stata realizzata l’opera, le emozioni che mi hanno spinto a realizzarla o che volevo suscitare, il significato che ha.
Per me è importante farlo per portare avanti la mia mission di sensibilizzare sulla tematica della sordità.
Mi accorgo spesso infatti, che cose che per me sono scontate, per la maggior parte delle persone non lo sono, e per questo è importante che le condivida.
Da oggi inauguro la nuova rubrica sul blog dedicata alla spiegazione delle mie opere. Cominciamo!
Arte e disabilità nel quadro “I miei gioielli”
Ho realizzato questo quadro tratto da una mia fotografia, un autoscatto, che rappresenta un tratto distintivo di me e del mio quotidiano: i miei apparecchi acustici.
Ogni giorno li indosso sulle mie orecchie e se ho la pettinatura raccolta si notano, luccicano alla luce perché sono color platino, e li mostro senza vergogna in ogni ambiente in cui mi dirigo.
Nel quadro, li tengo dolcemente tra le mie mani socchiuse in un gesto di protezione, e li mostro allo spettatore custodendoli con cura, per simboleggiare il valore che hanno: loro sono talmente importanti da essere piú preziosi di qualsiasi gioiello od orecchino possa indossare sulle mie orecchie, perché mi donano il suono e la possibilità di relazionarmi con le altre persone.
Quest’opera l’ho dipinta a novembre-dicembre scorsi, utilizzando i colori acrilici che mi contraddistinguono (il nero e l’oro), lasciando all’oro, colore nobile e prezioso, il potere di simboleggiare il loro valore infinito e la loro bellezza.
Gli inizi del progetto sulla sordità: dalla fotografia alla pittura
Durante l’accademia approfondii la mia conoscenza sull’arte, e scoprii le potenzialità comunicative ed emozionali che aveva. Fu in particolare grazie al corso di Fotografia, in cui restai affascinata dagli insegnamenti del professore Mauro Fiorese.
Egli aveva una sensibilità particolare e rimasi colpita da alcuni progetti fotografici che ci mostrò, come quello di Nan Goldin – The ballad of sexual dependency, in cui la fotografa, utilizzando anche delle macchinette usa e getta e non badando alla qualità delle foto, documentava la sua vita di stenti, creando foto di grande potenza comunicativa.
Il progetto invece “A bronx family album – the impact of Aids”, di Steve Hart, mi colpì per la sua durata: fu realizzato in 8 anni, documentando giorno dopo giorno la vita di una famiglia affetta di Aids, e mostrando anche i momenti infelici.
Ma mi colpìrono molto anche due progetti legati alla disabilità: Shooting Blind, di Edward Hoagland, un progetto fotografico realizzato da ciechi, e Corpolibero, realizzato dallo stesso professore Mauro Fiorese, un’indagine sul mondo delle gravi disabilità, raccontata con rispetto e delicatezza.
Nutrita ed arricchita da tutte queste ispirazioni è emersa la mia necessità di raccontarmi, ed ho iniziato ad indagare per la prima volta la mia disabilità attraverso la fotografia, generando “Io vedo il suono”, un progetto autobiografico ed introspettivo.
Non avendo legato particolarmente con il mezzo fotografico però, iniziai ad ampliare questo progetto sperimentandolo in varie tecniche, come l’incisione e per poi approdare la pittura, attualmente il mio grande amore.
All’interno di questo progetto fotografico avevo ripreso ciò che caratterizzava il mio mondo e la mia vita condizionata dalla mia disabilità: la documentazione quotidiana dei mezzi tecnologici che mi aiutavano ad affrontare la vita quotidiana, ovvero gli apparecchi acustici, erano tra i soggetti ricorrenti: sulle mie orecchie, sul comodino accanto a me addormentata, fra le mie mani: per la prima volta realizzai foto mentre tenevo in mano i miei apparecchi, e le trovai subito esplosive!
L’inverno scorso ho ripescato quest’idea e l’ho presentata per la prima volta sotto forma di tela pittorica. I richiami alla fotografia sono molto evidenti in questa tela in cui il soggetto è volutamente ripreso usando una luce low key.
Emozioni, disabilità e arte nell’opera “I miei gioielli”
Credo che questa immagine possa insegnare a non avere vergogna in chi non accetta la sordità propria o degli altri, mostrando un lato quasi romantico della disabilità, un lato che normalmente viene considerato brutto, antiestetico, negativo, come quello delle protesi, ma in realtà non lo è.
Il progetto fotografico “Io vedo il suono” attualmente non è in vendita. Nello shop trovate tutti i quadri che ho dipinto dedicati alla sordità e ad altre tematiche sociali. Nei prossimi mesi pubblicherò nuovi articoli per spiegare approfonditamente il messaggio che desidero trasmettere con le mie opere.