Che piacere essere ospiti di InEsergo

Angela-Bombardi

Che piacere essere ospiti di InEsergo

La sera di lunedì 11 Ottobre, Enrico Pietra di InEsergo ha intervistato me e Daniele Gambini in una diretta del tutto particolare, che ha aperto la loro nuova stagione.

Pensate che all’interno di questa diretta non abbiamo solo parlato, ma anche suonato e dipinto!

InEsergo è un sito senza fini di lucro e libero per scelta da banner pubblicitari, che si occupa di arte, cultura e musica.

La sua impronta è anticonformista; attraverso le tematiche affrontate, il portale vuole interessare il pubblico invitando a riflettere, ispirando, migliorando il mondo attraverso l’arte. 

Da dove arriva il nome InEsergo?  

Il nome di InEsergo, è stato ispirato all’esergo, quella parte del libro riservata alla citazione, che si trova all’inizio di ogni capitolo. 

L’esergo “riporta le parole di qualcun altro, rimanda magari a epoche lontanissime o a concetti apparentemente slegati dal soggetto che si sta leggendo. “, come ci ha spiegato Enrico Pietra, e  “In sé ha qualcosa di magico e misterioso”. 

E proprio Enrico Pietra, che ci ha intervistato, è il fondatore, appassionato di musica, cinema e scrittura, ma non è solo.

Il team di InEsergo è composto infatti da 10 personaggi molto particolari perché posseggono l’arte dentro di sè, e che potete conoscere navigando nel loro sito. 

InEsergo è uno dei pochi luoghi su Internet dove non si leggono contenuti di basso profilo, e vi consiglio di esplorarlo!

Come possiamo cambiare la realtà?

Partendo da noi, perché siamo noi gli artefici della nostra realtà. 

cit. Enrico Pietra

Specchio riflesso a InEsergo

Enrico ci ha introdotto con una logica elegante parlando degli specchi e dei riflessi e della correlazione tra noi stessi e la realtà, allacciandosi all’articolo “Specchio riflesso” appunto, dello scrittore Michele Lepera, pubblicato per coincidenza del caso proprio poco prima della nostra intervista (ma le cose accadono davvero per puro caso?). 

Coincidenza vuole che la nostra performance abbia infatti molti richiami all’argomento trattato nell’articolo, oltre al titolo “Arte Rispecchiata”, anche alcuni significati sulle relazioni umane, anche se esplorati in chiave diversa.

Durante l’intervista, per far capire allo spettatore di cosa si stesse parlando, è stato inizialmente proiettato il video che riassume la nostra performance, quella che io e Daniele abbiamo portato nelle tappe del Buskers Deaf Tour quest’estate:

La performance che compare nel video è stata realizzata, nello specifico, all’interno del Ferrara Buskers Festival e affronta la tematica della solitudine in un modo singolare, condita da molti altri riferimenti, che vi spiegherò nelle prossime righe.

La nostra performance improvvisata, ha coinvolto intimamente il nostro corpo e il nostro inconscio, in una relazione non solo artistica ma anche emozionale, di ascolto reciproco

Come in un gioco di specchi, io mi sono rispecchiata in Daniele e lui in me, ognuno pronto ad accogliere l’altro e ognuno proiettandosi nell’altro.

Lo abbiamo fatto portando implicitamente la nostra sordità e le nostre esperienze di vita insite dentro di noi, poiché hanno influenzato e sempre influenzeranno ciò che noi siamo e facciamo. 

Io e Daniele infatti, abbiamo in comune la disabilità.

Entrambi siamo nati con una sordità che ha inciso nel nostro quotidiano, influenzando non solo la nostra personalità, ma anche la nostra vita, le persone che ci circondano, la nostra sensibilità.

Partendo dalle nostre esperienze di vita e difficoltà vissute, abbiamo rappresentato una tematica, quella della solitudine e dell’isolamento, che abbiamo vissuto in prima persona, con lo scopo di inviare un messaggio di speranza.

Gli ostacoli da superare con una disabilità sono tanti, e collegata alla nostra disabilità abbiamo sperimentato appunto l’esperienza della solitudine e dell’isolamento.

Ma non ci siamo lasciati fermare dalle difficoltà, e siamo arrivati ad essere ciò che siamo: lui un pianista che lavora con il suono e la musica, io una pittrice molto attiva nella sensibilizzazione sulla disabilità.

La solitudine però è anche un vissuto che può essere collegato a molti aspetti della vita e che sicuramente molte altre persone conoscono.

Un vissuto che quindi può essere compreso, di riflesso, anche dallo spettatore che ci osserva. 

Il messaggio che abbiamo voluto lanciare è quello di non credere nel buio ma nella luce.

Non smettere di vedere la luce lasciandosi avvolgere dalla negatività, ma cambiare in meglio la nostra realtà cambiando punto di vista. 

Perché siamo noi gli artefici della nostra realtà, di riflesso.

La nostra performance può quindi dividersi in due: il significato del tema che abbiamo portato, che vi ho spiegato nelle righe precedenti, e il significato dell’azione della performance stessa.

In cosa consiste l’azione della nostra performance

Nella performance io mi immergo letteralmente nella pittura, bypassando lo strumento e divenendo io stessa strumento.

Toccando il colore, sentendone la consistenza fra le dita, la viscosità, la temperatura, posso connettermi direttamente con la pittura e il mio inconscio. 

Nel frattempo, ascolto le sensazioni che mi trasmette Daniele di riflesso, che mi osserva e interpreta i miei movimenti entrando in connessione con le mie emozioni e donandomi le sue attraverso i suoni e le vibrazioni.

Le nostre emozioni si collegano e ci influenziamo contemporaneamente a vicenda, unendo le nostre esperienze in una sola. 

Il messaggio di quest’azione artistica, che dura all’incirca 25 minuti, è che “ascoltare” non significa “sentire” con le orecchie, ma significa aprirsi all’altro, percepirlo con ogni senso e dimensione, mettendosi a disposizione per una connessione senza giudizio.

Significa che se ci sono momenti di distacco e incomprensione, come è normale che sia, ci si può riunire, aspettandosi, raggiungendosi e venendosi incontro.

La nostra performance racconta che se ci si apre l’uno verso l’altro senza pregiudizio e senza giudizio, pronti al racconto di sé stessi e contemporaneamente all’ascolto dell’altro, si crea una vera unione. 

Una relazione. Basata sui sensi, sull’ascolto empatico, sull’ascolto intimo e non sensoriale, sentire e non ascoltare.

Questa è la nostra performance ed è anche il cuore dell’intervista fatta per il portale di InEsergo, che trovate sul canale Youtube di InEsergo.

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