Sordità e Musicoccole®: intervista alla cantante Elisa Paganelli
Elisa è una di quelle rare ma intense persone che quando le incontri sono capaci di cambiarti qualcosa dentro, anche quando le incontri solo virtualmente, perché la distanza e la freddezza di uno schermo non riescono a fermare la loro energia.
Anche solo ascoltando le sue parole in un’afosa giornata estiva, virtualmente, ho potuto imparare molto da lei come persona e interrogarmi molto su di me.
Per questo ho pensato di condividere con voi la sua storia. Ma ho preferito che fosse lei a raccontarsi, e le ho proposto un’intervista, che trovate di seguito.
Benvenuta Elisa sul mio blog dedicato all’arte e alla sordità.
Mi hai raccontato che hai iniziato a cantare e a suonare da piccolissima, a soli 4 anni, e a 25 anni eri arrivata alla grande soddisfazione personale di fare la cantante di mestiere: fonica, corista, anche per cantanti famosi quali Lavezzi, Vanoni, Stadio – facevi registrazioni ma anche concerti e serate. L’ultima è stata il concerto tributo a Battiato con la Filarmonica della Franciacorta.
Mi hai detto che ad un certo punto è arrivata una grossa difficoltà che ha portato un cambiamento inaspettato e importante nella tua vita: cosa è successo nel 2012?
Ciao Angela, mi fa molto piacere poter raccontare la mia esperienza sul tuo blog.
Tornando a quel giorno, il 2 luglio 2012, ero in sala prove, al Massive Arts di Milano, e stavo facendo le prove con Mario Lavezzi e la band per il tour estivo. Mi sentivo bene, quando all’improvviso ho visto tutto nero ed ho perso i sensi. Mi hanno portata in ospedale, al Fatebenefratelli di Milano, con un fortissimo mal di testa. Ricordo poco, solo che i medici decisero di tenermi in osservazione per la notte. Al mio risveglio il mattino dopo, avevo perso completamente l’udito dall’orecchio destro. Decisero quindi di ricoverarmi per un lunghissimo mese, durante il quale feci terapia in camera iperbarica, iniezioni infratimpaniche di cortisone e cortisone in dosi massicce in vena. La risonanza e la tac erano negative, gli esami del sangue perfetti, e nessuno sapeva dare una spiegazione alla mia sordità improvvisa. Nel 2015 ho iniziato a perdere gradualmente anche l’udito dall’orecchio sinistro, fino ad arrivare ad oggi ad anacusia destra e sordità grave a sinistra.
Dopo lo sconforto iniziale hai reagito, e non ti sei fatta bloccare dalla sordità: hai preso in mano la situazione iniziando ad esplorare il tuo nuovo modo di essere Elisa e di essere cantante.
All’inizio è stato uno shock. Non riuscivo più a distinguere le tonalità delle canzoni, le armonizzazioni delle voci in un coro erano tutte mescolate, ed ho pianto tantissimo, perché non riuscivo ad immaginare un modo in cui avrei potuto continuare a fare il mio lavoro. Mi sono chiusa in studio, con un volume molto alto, e suonando al pianoforte una nota per volta ho così per la prima volta sentito tutto il mio corpo che rispondeva al suono, alle vibrazioni delle diverse frequenze. Tutti in realtà percepiamo i suoni con il corpo – il corpo vibrante, come lo definisce la mia docente Giulia Cremaschi Trovesi – ma non ce ne rendiamo conto, perché il cervello privilegia la decodificazione del suono tramite quello che passa attraverso il nervo acustico. Questa ri-scoperta mi ha portata ad amare ancora di più il mio corpo e tutte le enormi potenzialità che abbiamo, facendomi così scoprire di poter avere un maggiore controllo dell’intonazione e della mia voce. Per me ogni nota ha un suo punto di risonanza preciso, e cerco di insegnarlo anche a tutti i miei allievi di canto, sia sordi che udenti.
Mi hai detto una cosa che mi ha emozionato tantissimo: “la sordità mi ha tolto delle cose, ma mi ha dato tanto”. Per una persona udente questa frase può risultare assurda, eppure è così. Oltre alle tue sensazioni uditive e corporee, la sordità ti ha fatto trovare infatti un senso di vita più grande, uno scopo dove non si vive per sé stessi ma per gli altri:
Da cantante, ho sempre cantato per me stessa. Per quello che dava a me, cantare, esprimermi, e sentire la musica come un mezzo per arrivare agli altri. Da quel 2 luglio, data che io chiamo il mio secondo compleanno, è cambiato tutto. Ho iniziato a scoprire il mondo della musicoterapia, e la mia voce è diventata il mezzo attraverso cui la musica si esprime. Canto per gli altri, per creare una relazione o per aprire una relazione comunicativa con loro. La musicoterapia è proprio questo, è relazione. Nel 2020 ho iniziato la scuola APMM di Giulia Cremaschi Trovesi, musicoterapeuta di fama internazionale, che ha impronta umanistica. Questo significa che io guardo alla persona che ho davanti, al bambino che ho davanti, e non alla patologia o sindrome clinica.
Mentre approfondivi il tuo percorso musicale sono avvenuti altri grandi cambiamenti nella tua vita: hai avuto un bambino che ha cambiato ulteriormente le tue priorità e hai iniziato a specializzarti anche in gravidanza – infanzia –allattamento, ed hai creato le Musicoccole®.
Le Musicoccole® sono nate proprio insieme a mio figlio, dalla gravidanza. Ho messo insieme la mia esperienza come cantante, gli studi di musicoterapia e le mie paure di neomamma. Sono degli incontri di musicalità per famiglie con bambini 0/3 anni. La musica, in questo caso, diventa facilitatore della relazione affettiva diade/traide; non sono dei corsi di musica per bambini, ma dei percorsi da fare insieme, per rinforzare il legame e l’interazione dei genitori con i bambini. La mia speranza è quella che i genitori acquisiscano competenze aggiuntive, che poi possano utilizzare ogni giorno nella loro quotidianità. Sono percorsi di 5 incontri a cadenza settimanale, nei quali c’è tanta musica, ma anche tanto confronto. Proprio per supportare al meglio i genitori, nel 2018 sono diventata anche Mamma Peer Counsellor Unicef, formazione e ruolo che mi permette di essere sempre aggiornata sulle linee guida OMS, soprattutto in questo periodo storico di grande fragilità che è la pandemia.
Hai anche aperto uno studio privato, dove svolgi incontri individuali con bambini con disabilità anche molto gravi e nel quale si può trovare una pedana sensoriale, su cui i bambini sperimentano il suono attraverso le vibrazioni.
Le sessioni individuali sono domiciliari (a casa loro, nel caso di bambini con disabilità grave o terminali), oppure nel mio studio. La pedana sensoriale è un valido alleato per far sperimentare il suono attraverso il corpo – non avendo la possibilità di avere un pianoforte a coda o mezzacoda – e la utilizzo molto spesso con bambini sordi e/o autistici. Ad esempio, sentire con tutto il corpo il rumore del mare, è molto diverso da vedere una flashcard con una foto del mare, e dover ripetere il suono della parola associata.
Recentemente hai iniziato ad avere perdite uditive anche dall’altro orecchio e porti anche una protesi acustica. Hai scoperto da adulta il mondo della disabilità e della sordità, ma non hai mai abbandonato la musica, adattandoti con grande prontezza ai cambiamenti avvenuti. Cosa è per te la disabilità, come viene percepita dal mondo e come dovrebbe invece essere considerata/percepita?
La mia sordità, o la disabilità in generale, non sono una barriera in senso stretto. La barriera la crea la società, la narrazione stessa abilista e spesso pietistica che viene fatta della disabilità. Cosi come le famose barriere architettoniche per le persone in carrozzina, l’utilizzo delle mascherine durante la pandemia è stato un enorme ostacolo da affrontare. Non c’è cultura della disabilità, il mondo è fatto, pensato e strutturato per persone normotipiche e senza disabilità. Ho fatto un ciclo di video, che si chiamano “un giorno da persona sorda” e si trovano su youtube, proprio per cercare di dare una narrazione diversa della sordità, e di quanto sia resa difficile la quotidianità. La sordità nello specifico, non è una malattia. Può, a volte, essere la conseguenza di una sindrome genetica, di una malattia o trauma, ma non siamo “affetti” da sordità. Siamo persone sorde.
Cosa consiglieresti a chi sta vivendo una situazione di difficoltà simile alla tua?
Di mettersi in contatto con persone sorde, e di parlare apertamente della propria sordità con i propri cari. Che è normale sentirsi smarriti e spaventati di fronte ad una sordità o ipoacusia improvvisa, ma che ogni esperienza nella vita ha sempre qualcosa da insegnarci, e porta con se dei doni, anche quando non ci sembra affatto così.
Cosa vorresti fare da “grande”?
Che bella domanda! Continuare a crescere, imparare e mettermi in discussione. 10 anni fa, non avrei mai potuto immaginare che sarei diventata sorda, che avrei studiato musicoterapia e che avrei lavorato con i bambini. Sarebbe irrealistico dirti ora cosa vorrei fare, perché lascio fare alla vita, e cerco di imparare il più possibile da tutto ciò che incrocia il mio cammino.
Mettersi in gioco con Elisa Paganelli e le Musicoccole®
In autunno romperò la distanza che mi separa da Elisa e andrò a vederla lavorare dal vivo: andrò a mettermi in gioco con il mio bambino guidata dalla sua sensibilità artistica, e andrò a scoprire un rapporto mai esplorato con mio figlio, attraverso la bellezza della musica.
Vi invito a guardare il suo lavoro sulla pagina Facebook Musicoccole® e sul profilo Instagram Musicoccole® – per restare aggiornati sui suoi eventi e partecipare ai suoi incontri di Musicoccole®!