CODA I segni del cuore, pensieri ed emozioni sul film
(Attenzione: contiene spoiler e mie opinioni personali sul film.)
Quando in aprile è uscito al cinema in Italia, sono stata a vedere “CODA – I segni del cuore”, film della regista Sian Heder, che parla di una ragazza che è l’unica udente della sua famiglia.
Il film è una rivisitazione del film francese “La famiglia Bélier” di Eric Lartigau, ma è stato fatto davvero molto bene, tanto che ha vinto l’Oscar come miglior sceneggiatura non originale e un altro per il miglior film!
CODA I segni del cuore: trama
Il film racconta la storia di una ragazza udente, Ruby, che vive con la sua famiglia composta da due genitori e il fratello maggiore, tutti sordi segnanti.
La famiglia si mantiene con la pesca, e la ragazza frequenta la scuola ma si dà anche da fare per aiutare la famiglia nella sua attività, e non solo: essendo l’unica udente, la famiglia si appoggia molto a lei nelle occasioni in cui devono rapportarsi con gli udenti.
Ruby comprende che il suo sogno è cantare e inizia a studiare per poter superare l’esame di ammissione al Berklee College of Music, ma qui le difficoltà si fanno toste, perché la ragazza fatica a far collimare i suoi sogni con le esigenze della famiglia.
Perché si intitola CODA?
CODA è un acronimo americano in uso dal 1983, inventato per identificare i figli udenti di genitori sordi: Children Of Deaf Adults.
Prima di allora venivano identificati come HCDP, Hearing Children With Deaf Parents, poi è stata fondata l’Associazione Coda, ancora oggi attiva, che ha coniato il nuovo termine.
I figli udenti di genitori sordi, spesso cresciuti fra due culture e due lingue (l’italiano e la Lis), sviluppano un’identità propria che ha bisogno di essere riconosciuta e supportata, spesso in bilico fra i “due mondi”.
In Italia, è stata creata l’Associazione Coda Italia. Per spiegarmi meglio, cito le parole di Paul Preston, CODA, riportate da Coda Italia in un loro articolo:
“Ora vorrei leggervi un brano tratto da un’intervista ad un figlio udente adulto, con cui parlai per il mio libro. Mi disse: Quando siedo in una stanza, o cammino lungo una strada, la gente mi guarda e vede questa persona udente. Questo è tutto ciò che vedono. Ma, appena sotto la superficie, c’è questa persona sorda. Non mi riferisco alla perdita dell’udito ma ad un intero modo di essere. Il mio vero io è sordo.”
Una delle scene che mi ha colpito di più del film, e che descrive proprio questo, è quando lei dice al suo insegnante cosa prova quando canta, e riesce a spiegare i suoi sentimenti più profondi solo attraverso i segni.
Le difficoltà dei figli di genitori sordi
L’Associazione CODA spiega molto bene quali possono essere le difficoltà dei figli di genitori sordi, partendo da quelle che incontrano da bambini, come l’interpretazione.
In pratica, i piccoli ricevono un’educazione ‘sorda’ e, come racconta anche il film, sono spesso chiamati a fare da interpreti tra i loro genitori e le persone udenti.
Il punto è che, molto spesso, si tratta di un compito difficile, perché l’oggetto della discussione può essere non adatto ai bambini, come nel caso di una conversazione tra adulti, di problemi scolastici, logistici o legali.
L’Associazione parla anche difficoltà mentali ed emozionali, perché i CODA spesso cercano di proteggere i propri genitori da situazioni sgradevoli come le prese in giro e, in questi casi, tendono a tenere tutto dentro di sé.
Inoltre, alcuni bambini udenti si sentono a disagio quando sono con i CODA, e preferiscono non socializzare con loro, con il risultato di causare isolamento sociale fin dalla tenera età.
In questa pagina l’Associazione spiega molto bene i principali problemi che possono avere i bambini e i ragazzi figli di genitori sordi durante l’infanzia e l’adolescenza. https://www.codaitalia.org/2017/02/19/figli-di-sordi-coda/
CODA I segni del cuore: le mie emozioni
Il film mi ha colpito perché rappresenta molto bene il modo differente di vivere dei sordi segnanti, le loro difficoltà e le loro grandi capacità, i loro pregi anche i loro difetti.
Credo che sia molto più realistico rispetto al suo predecessore francese, perché per realizzare il film americano sono stati scelti attori protagonisti davvero sordi, tra cui Emmanuelle Laborit, che vinse l’Oscar come migliore attrice per il film con cui ha debuttato, “Figli di un Dio Minore”, nel 1987, un film a cui io sono molto legata, sia perchè per me è un film straordinario, sia perché è stato il primo film che ho visto che parlava di sordità.
Il bello in CODA, è che gli attori sordi, essendo davvero sordi, sono riusciti a mantenere la fluidità della lingua dei segni, che è risultata più autentica e meno forzata.
Inoltre, conoscono bene la vita reale di chi è sordo, e riescono ad essere molto veritieri nel trasmetterla.
Per quanto ci abbiano provato, gli attori udenti che hanno interpretato i sordi negli altri film che ho visto, non sono riusciti ad approfondire così tanto la conoscenza della realtà dai sordi da trasmetterla nello stesso modo.
Perché essere sordi segnanti non significa solo “parlare” un’altra lingua, significa percepire le cose in modo diverso, avere uno stile di vita differente, un’impostazione culturale differente.
In CODA I segni del cuore, ho apprezzato davvero molto la veridicità della vita rappresentata, come per esempio la voglia di inserirsi ma al tempo stesso il muro che i sordi stessi tirano su: la loro voglia di essere integrati e al tempo stesso la rabbia nei confronti degli udenti, che difficilmente li considerano e li comprendono.
Ho riconosciuto il loro modo di fare di appoggiarsi, anche troppo, agli altri, ho riconosciuto le loro fragilità, i loro timori, la loro frustrazione, le loro paure e insicurezze, ma al tempo stesso anche la loro grande forza interiore; ho amato il loro coraggio nel buttarsi in una propria attività con tutte le difficoltà che la situazione imponeva.
Ho amato questa figlia così sensibile e responsabile.
Ho amato l’effetto sonoro di togliere improvvisamente il suono nella scena dove la famiglia sorda va ad assistere allo spettacolo canoro della figlia e del gruppo di canto, che mostra chiaramente la loro percezione del mondo circostante, e ho amato il senso di spaesamento che hanno reso attraverso le inquadrature dei movimenti della gente intorno.
Ho amato la rozzezza del padre che si esprime in modo molto visivo attraverso la lingua dei segni, ma anche la dolcezza della scena in cui lui tocca la gola della figlia, per sentire la sua voce mentre lei gli canta una canzone. Era una scena piena di emozione.
Oscar 2022 CODA I segni del cuore mi ha davvero emozionato
Troy Kotsur, che impersona il padre, ha vinto l’Oscar come il miglior attore non protagonista, ed è stata una grandissima emozione per tutta la comunità sorda assistere dopo tanti anni al grande successo di uno di loro.
Lo è stata anche per me.
Ho guardato l’attore mentre, durante la premiazione, segnava in Asl (American Sign Language), facendo il discorso di ringraziamento e danzando con le mani con una dolcezza disarmante e poetica.
Concludo con una frase che proprio l’attore sordo non protagonista Troy Kotsur ha detto durante la premiazione agli Oscar:
Questo è dedicato alla comunità sorda, alla comunità CODA, e alla comunità disabile. Questo è il nostro momento!
CODA I segni del cuore trailer
Vi invito a guardare il trailer del film perché è davvero emozionante e apre una finestra realistica sul mondo della sordità.
(Se necessitate dei sottotitoli per vedere il film, vi consiglio prima di acquistarlo, di assicurarvi che la piattaforma su cui lo guardate o il film che scaricate abbia i sottotitoli per non udenti CC: infatti, mi è successo sia al cinema che in alcune piattaforme di trovare informazioni che specificavano che il film era sottotitolato, ma solo guardandolo scoprivo che c’erano i sottotitoli solo per i dialoghi in lingua dei segni e non quelli vocali. Personalmente, ho trovato il film, a pagamento, con i sottotitoli completi su Prime Video).