Quando l’illustrazione incontra la sordità: intervista a Giacomo, papà illustratore
Oggi ho il piacere di farvi conoscere Giacomo Mascellani, per gli amici Masce, un talentuoso illustratore classe 1986, che ha anche una singolarità: a volte disegna i suoi personaggi con gli impianti cocleari, dei dispositivi elettronici che hanno lo scopo di ripristinare l’udito nelle persone sorde.
Scoprirete perché nelle prossime righe!
Ciao Giacomo! Cominciamo dal principio: quando hai iniziato ad avere passione per il disegno e a manifestare il tuo talento?
Ciao Angela, penso che la passione per il disegno sia innata in me e credo sia iniziata nel primo momento in cui sono riuscito ad impugnare una matita: ho ricordi di me da bambino che consumavo risme di carta e alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”, ho sempre risposto “Il pittore!”.
Io e te ci conosciamo perché eravamo nella stessa classe all’Istituto d’Arte, e in effetti, ricordo che passavi l’intera giornata a disegnare chino sul banco mentre gli insegnanti spiegavano. Come hai proseguito il tuo percorso artistico dopo le superiori?
Sì, ricordo che la prima cosa che facevo appena seduto al banco era piegare un foglio A4 in quattro parti e “scarabocchiare”, proprio perché come dici tu “non potevo farne a meno”; disegnare mi aiutava a rimanere concentrato sulle lezioni teoriche, che seguivo contemporaneamente con attenzione.
Il mio percorso dopo l’Istituto d’Arte è continuato in maniera un po’ travagliata: mi sono spostato a Bologna e prima ho frequentato un anno di DAMS e successivamente un anno di Accademia di Belle Arti, senza portarle a termine, per insofferenza personale verso quel tipo di formazione.
Ho proseguito formandomi nell’illustrazione digitale, che era ancora presa poco in considerazione all’Accademia, prima in autonomia e poi frequentando il corso di illustrazione digitale presso la Scuola di Comics di Padova.
Finalmente ho sentito che stavo assimilando le nozioni necessarie a potenziare gli strumenti a mia disposizione.
Hai trovato quindi “la tua strada” nel digitale. Ti ispiri a qualche “maestro” o illustratore in particolare?
Il fumetto è stato il primo grande amore, ma i fumettisti che mi hanno ispirato sono decisamente troppi per poterli elencare. Amando poi la letteratura e il gioco di ruolo, soprattutto fantasy, ho potuto pescare a piene mani da una fonte inesauribile di ispirazione.
Per Il Mondo di Emilia hai realizzato le illustrazioni de “La rosa del deserto” e “Condominio arcobaleno“.
Il Mondo di Emilia è un progetto giovane e che mi ha entusiasmato da subito perché metteva in campo degli argomenti importanti che condivido in pieno e soprattutto che in qualità di genitore cerco quotidianamente di proporre anche a mia figlia; quindi è stato molto bello poter partecipare alla narrazione di tematiche importanti come l’inclusione, l’accettazione e l’empatia verso il prossimo.
Sono convinto che intrattenere con una narrazione che porti con sè un messaggio positivo sia molto importante (oltre che necessario per le generazioni future).
Hai da poco anche pubblicato un tuo libro, in cui hai illustrato Edgar Allan Poe. Da dove si parte per illustrare un libro? C’è una tua illustrazione a cui sei più affezionato?
Edgar Allan Poe è stato il primo autore letterario che mi ha affascinato per le sue atmosfere, quindi quando ho avuto del tempo a disposizione per dedicarmi ad un progetto personale è stato istintivo illustrare alcuni dei suoi racconti più celebri.
La creazione del progetto è iniziata dalla scelta dei racconti, bozzetti preliminari e infine tavole definitive; nel caso specifico ho lavorato anche all’impaginazione e creazione dell’intero volume.
Ligeia e Il gatto nero sono sicuramente le due illustrazioni di cui sono più soddisfatto all’interno del libro.
Nel mio blog parlo di arte legata alla sordità. Anche tu hai un legame con la sordità, vuoi raccontare in che senso?
Certamente: il mio legame quotidiano con la sordità nasce dal fatto che alla mia bimba Emma, che ora ha 10 anni, è stata diagnosticata una sordità profonda al compimento dei suoi 3 anni, ed ora è portatrice di impianto cocleare. Abbiamo iniziato il percorso prima con gli apparecchietti acustici e dopo un anno di logopedia e visite, ci è stato proposto l’impianto.
L’arrivo della sordità nella vostra vita ha cambiato qualcosa in Giacomo, nella persona che sei? È cambiato qualcosa anche nella tua arte?
Sicuramente sì, sia a livello inconscio sia pragmaticamente: quando da genitore si affronta una diagnosi riferita al proprio bambino, scattano mille ragionamenti, domande e paure; fortunatamente penso che in me abbia prevalso il lucido desiderio di fare le scelte migliori per Emma, in più mi ha aperto gli occhi verso una realtà che fino ad allora non mi aveva toccato, e quindi ignoravo.
Il mio rapporto con te ne è un esempio calzante: abbiamo condiviso 5 anni di scuola e penso di non essermi mai domandato se per caso nel tuo percorso personale dovessi affrontare delle difficoltà quotidiane e come le potessi gestire.
Condividere il mio percorso con Emma mi ha portato sicuramente ad avere occhi più attenti al vissuto degli altri e a ciò che vivono (che non sempre è manifesto).
Dal punto di vista del disegno invece, penso che un po’ di sensibilità in più non guasti mai per poter vedere le cose da prospettive differenti: quando ne ho la possibilità, amo molto disegnare l’impianto cocleare sui miei personaggi; spero che incuriosiscano e portino più persone a interessarsi ed informarsi.
Hai realizzato dei disegni stupendi che ritraggono Emma e i suoi impianti: amo particolarmente Emma nello spazio con il suo gattino! Cosa vuoi raccontare nei disegni che ritraggono Emma?
Ritrarre Emma e mettere bene in vista gli impianti, soprattutto sui social, spero porti a incuriosire verso la tematica della sordità: del resto fanno parte di lei e della sua/nostra quotidianità.
Quando ritraggo Emma, per lo più per diletto, cerco semplicemente di rappresentare lei e il suo mondo, il suo stato d’animo.
Una curiosità: hai mai disegnato le decorazioni per gli impianti di Emma?
Ho sempre incentivato Emma a cercare di personalizzare i suoi impianti a suo gusto, ma fin ora hanno prevalso principesse e unicorni per cui non ho avuto occasione di creare decorazioni personalmente per i suoi impianti, ma proprio in questi giorni sto lavorando per fargliene di nuovi e penso che li disegnerò io da zero!
In una bellissima intervista a Il mondo di Emilia, tu hai detto che
La scuola potrebbe sfruttare la presenza di alunni con disabilità per arricchire soprattutto gli allievi che invece non hanno disabilità;
dicevi che sprecano una carta importante
per creare empatia e dare strumenti agli adulti del futuro per debellare sin da subito i pregiudizi sulla diversità.
Sì, io sono convinto che la maggior parte delle esclusioni, chiusure e timori verso l’esterno, nasca dalla paura di ciò che non comprendiamo, e non accettare le diversità, di tutti i tipi, significa prima di tutto non capirle e non conoscerle. Iniziare a togliersi queste bende è un percorso che inizia da bambini, da ciò che il nostro ambiente ci insegna: se ai nostri bambini insegniamo l’empatia e la comprensione verso le diversità, conserveranno questo punto di vista anche da adulti.
Ti ringraziamo per i tuoi meravigliosi spunti di riflessione! Lasciaci i tuoi contatti per poter continuare a seguire i tuoi lavori!
Anche io ti ringrazio per avermi dato la possibilità di raccontarmi!
Sono attivo su Instagram, i miei lavori e i miei contatti passano da lì:
Instagram: masce_giak_ilustrations
Video intervista a Il Mondo di Emilia di Giacomo ed Emma